La Rivincita della Figura Ritrattista , tra realtà, sogno e fantasia – Alfredo Pasolino

Pittore piacevole, Carmelo Fabio D’Antoni ? No, pittore vitale, senza boria e grande pittura, in forma e spirito, della figura umana e ritrattista dai tratti forti, e con l’espressività di sguardi lunghi e penetranti.

D’Antoni opera da singolo fra due esperienze parallele di alto livello: il mondo reale del contemplato e il regno della memoria, al vertice della pittura “di figura” per eccellenza per un repertorio di prima qualità, dell’espressione carica di sentimento e autentico valore metafisico delle opere. Quasi come un sogno, pur diversissime per resa ottica della figura, ma parallele per

immagini “trovate”.

Ma son sempre date, in quella sua sorta di sogno, risorto come un’araba fenice dalle ceneri del ritrattismo romantico-verista, per vedere impersonata in quel Parnaso della bellezza dell’arte, la sua idea astratta della percezione che sa interiorizzare le percezioni visive, ed è in grado di riuscire a distinguere dalla realtà, che, molto spesso sottrae bellezza visiva e carattere proprio.

Di una pittura chiara, ardita, ricca di pulsazione, che ha la peculiarità di trasmettere una tipologia ritrattista avente come modello di vita “l’essere più che l’apparire”, svincolata dal mentale. 

Una sorte, dunque, di sogno, scorporato dalla fisicità dello stesso modello neoromantico, di autentico valore evocativo, di un autentico artista che perviene a cogliere il senso vero delle cose, riuscendo a tradurre in immagini, e quindi le plasma soffiandovi sopra il suo respiro razionale di uomo, nell’ estroflessione del suo carattere, e di temperamento volto all’analisi e alla meditazione,

Il dato più evidente della pittura di Carmelo, è il feeling emotivo che viene a stabilirsi fra l’artista e il soggetto, e quindi fra l’artista e l’opera.

Ne consegue una diversa gradualità del linguaggio, un’alternanza di corposità e di trasparenze, di chiari e di scuri : il nitore cromatico e la veste in pari grado espressivo, di uno “status” metafisico trasognato assorto, per un loro peso quasi di scavo, una specie di rivelazione e affioramento per una sovrapposizione di veli del tempo, e di una classicità pervasa da una sottile vena di malinconia. Per il suo simbolismo di coniugazione tra gli elementi sensoriali e quelli spirituali, per la

vivace combinazione tra le profondità di superficie e le estreme interiorità del dato preconscio, fra materismo cromatico e “valori” pittorici aurorali negli scorci di luci concentriche,

emulsionate a colori ricchi e caldi, fondentosi in modo morbido e armonioso. Come finestre che si aprono alla speranza e all’ottimismo, con le suggestioni delle diversità tonali di

monocromi metaforizzanti sentimenti e forti sensazioni, sottili e trascendenti. In particolare modo, nei ritratti e volti di donne dallo sguardo, vedi espressioni, percepisci sentimenti e stato

d’animo di un mondo sospeso tra realtà attese e fantasia .I suoi ritratti si sforzano di vedere “dentro”, il soggetto rappresentato ed in questo è evidente l’interesse dell’artista per la poesia del

colore. Una tavolozza di affascinanti risvolti che si fanno immagini di

donne, di Deva angelici, nei cui occhi hanno i sogni e le atmosfere; donne dolci e malinconiche che sanno guardare lontano, ad una meta dove l’amore e la voglia di dare vincono

su tutto, anche a costo di grandi sofferenze, di nitore oggettivo e gran smalto cromatico, nel ritratto di “Marina”, tra tinte chiare e colori vivaci affievoliti e stemprati nelle suggestive sfumature

che ci riportano in una magica atmosfera, sospesa fra sogno e realtà, in un mondo filtrato dalla sensibilità e delicatezze di un artista, trasformante inesplorate galassie del sogno in un mondo poetico.

Momento significativo, I’incontro con i dipinti di Carmelo Fabio D’Antoni, per il critico, il compiacimento, al di là del godimento estetico, di interpretazioni come sognate, astratte dal presente,

nel magico tentativo di mettere tra parentesi la dissoluzione della terreneità dell’immagine.

E’ questo incrocio meticciato, di sovrapposizioni coacerve di potere visionario e di emozioni immerse nella vita di ogni giorno, perchè in esse non v’è alcun tentativo di abbellimento, di idealizzazione: sono vive come tutti noi, sono immerse nella fisicità dei problemi piccoli o grandi, che fanno della tessitura cromatica, simbiosi metamorfizzanti la trama minuta della vita degli esseri umani, gli schemi mentali, la loro visione spirituale, sebbene espressi in confronti sempre nuovi, tra simbolismo e surrealità, singolari, con virate in pittura che preservano in pieno la forma essenziale, l’idea, il concetto, la sostanza, scavandoli di spessore di colore e di memoria. Eredità dell’apprendistato simbolista, mai scaduto a manierismo, alle lusinghe di nuoviregistri espressivi, che costituiscono un attraversamento.

Carmelo interpreta, traduce, narra, e il suo linguaggio è universale perchè non ha barriere. Una comunicazione diretta che dal campo visivo passa ai sentimenti e alle emozioni, e non

ha bisogno di intermediari, nè di titoli, particolarmente abile negli accostamenti cromatici, e nei giochi di luci e ombre che mettono in risalto la figura femminile. Ma soprattutto la sua visione spirituale, che preserva in pieno le forme essenziali, facendo dell’artista una persona speciale, differente dai gusti

comuni: quel suo saper scrutare, tra le righe, quel dono di non fermarsi alla superficialità delle cose, dei luoghi comuni, di sentire la sensibilità fra le dita, quando impugna il pennello.

L’emozione interiore del contatto con la tela, la visione o il miraggio, espressioni, percezioni di sentimenti e stati d’animo, che si fondono, con gli occhi e i corpi femminili, in un intreccio di silenzi parlanti, perchè non sono testimonianze, ma, sensibilità, sentire e vivere.

Per D’Antoni, il colore è vivere la vita. Come la sua poesia. Guardando le tecniche che mostrano tutto il proprio farsi di una produzione dalle tinte aurorali e opalescenti, dalle morbide linee

e dai colori usati, che mettono in mostra l’anima dell’artista, se stesso, con il suo intrinseco ricercato legame sublimato con l’esperienza contemporanea, traspare una sensibile dolcezza,

che si evince dalle opere in questione un puro ritorno all’innocenza. Quest’ artista, concludendo, ha la peculiarità di trasmettere un tipo di figura femminile della Donna, dallo sguardo ora fiero ed ombratile, timido, spensierato, assorto, altero, superbo, ora malizioso, penetrante inesplorate galassie

del pensiero, fra due frammenti d’infinito: l’essere e l’universo.

ALFREDO PASOLINO

Critico e Storico dell’arte

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